09.01

INTRODUZIONE

Di pari passo con l’internazionalizzazione del proprio business, sempre più spesso anche le piccole e medie imprese si trovano a fare i conti con i cd. expatriates, vale a dire lavoratori italiani che vengono inviati all’estero per periodi più o meno lunghi.

Sempre più spesso, infatti, le imprese inviano all’estero i propri dipendenti per intraprendere nuovi business, per sviluppare nuovi mercati, per svolgere servizi di installazione e/o di assistenza post-vendita, per esigenze di formazione o per la gestione delle eventuali strutture esistenti all’estero (succursali, filiali, uffici di rappresentanza, etc.). 

Superate le restrizioni legate alla pandemia, sempre più si tornerà a viaggiare per lavoro, per periodi brevi o lunghi, in trasferta o in distacco e, soprattutto, all’interno dell’Unione Europea.

Consapevoli dell’ormai inarrestabile fenomeno della mobilità internazionale legata al lavoro, negli anni, in ambito comunitario il Parlamento Europeo ed il Consiglio hanno regolamentato la materia allo scopo di tutelare i lavoratori ed il rispetto della concorrenza tra imprese.

Tale normativa si è resa necessaria per contrastare soprattutto fenomeni di dumping sociale legati all’utilizzo, in uno Stato membro, di lavoratori dipendenti assunti in un altro Stato membro dove il costo del lavoro e le tutele giuslavoristiche sono inferiori.

Per contrastare tali comportamenti, è stata dapprima introdotta la Direttiva (CE) n. 71 del 1996 (come modificata dalla Direttiva (UE) n. 957 del 2018) e, successivamente, la Direttiva (UE) n. 67 del 2014.

In ragione di tali Direttive, e delle normative nazionali che le hanno recepite, un’impresa stabilita in uno Stato membro (o in uno stato extraUE) che invia i propri lavoratori a svolgere una prestazione di servizi all’interno di un altro Stato membro (ad esempio presso un cliente o presso la propria consociata estera) sarà tenuta ad ottemperare ad una serie di adempimenti per evitare di incorrere in un gravoso sistema sanzionatorio.

L’invio all’estero di un proprio lavoratore richiede adempimenti e valutazioni di varia natura. Infatti, tale attività implica valutazioni giuridiche (contrattuali), previdenziali, fiscali e, a seconda del paese di destinazione del lavoratore, anche migratorie (legate all’ottenimento dell’eventuale visto richiesto dal Paese per entrare e/o per svolgere attività lavorativa).